Sandro Ruotolo è intervenuto ad una veglia a La Valletta, Malta in memoria di Daphne Caruana Galizia, giornalista e blogger uccisa da un’autobomba il 16 ottobre 2017; nel suo intervento ha criticato il governo maltese per non averla sostenuta ed aiutata: “Uno degli aspetti dell’omicidio che non posso tollerare è che aveva ricevuto minacce e temeva per la sua vita, e aveva chiesto allo Stato di aiutarla, invano.”
A pochi giorni dalla scadenza fissata dal Consiglio d’Europa per il governo maltese di aprire un’inchiesta pubblica sull’ omicidio, Ruotolo ha chiesto giustizia e risposte. “Quando un giornalista muore, muore un’intera fetta di democrazia”.
La giornalista stava indagando riguardo affari e centri di potere, con le sue numerose inchieste sulla corruzione aveva fatto tremare i palazzi della politica maltese. Svelare certe verità dovrebbe essere il mestiere dei veri giornalisti, quelli che mettono il servizio pubblico e l’informazione davanti a tutto.
Durante l’evento è stato letto il messaggio di Paolo Siani, fratello di Giancarlo ed anche il messaggio di Casa Memoria Impastato (di Giovanni e Luisa).
“Peppino, come Daphne, ha speso la sua vita in nome di un ideale, ha posto la ricerca della verità davanti a tutto il resto, alla famiglia, alla paura e alla sua stessa vita. Come Daphne ha denunciato la corruzione e il malaffare, le connivenze tra il potere e la mafia; lo ha fatto dalle pagine de “l’idea socialista” prima, giovanissimo, dai microfoni di Radio Aut, poi. Come Daphne, Peppino, faceva nomi e cognomi, e, come lei, non si è mai fermato neppure davanti alle minacce e alla paura. Peppino Impastato e Daphne Caruana Galizia, hanno dunque avuto in comune il loro amore per la verità, che ha portato Peppino a compiere la sua scelta di rottura con la famiglia mafiosa e a quella di dedicare la sua vita alla militanza politica, alla denuncia e alla lotta contro la mafia. Daphne, come Peppino, è stata fatta saltare in aria, lei con un’autobomba, lui con 5 chili di tritolo sui binari della ferrovia. Li hanno uccisi dilaniandoli, perché così fanno i poteri oppressivi quando vogliono colpire chi si batte a testa alta in difesa della giustizia e della legge, chi vuole raccontare i malaffari della politica e gli intrecci tra questa e la criminalità. Li hanno voluti zittire, spegnere le loro voci, come quelle di tanti che hanno subito la stessa sorte, i tanti, troppi giornalisti che come Daphne e Peppino, sono stati uccisi solo perché hanno tentato di raccontare la verità.
Noi non ci siamo arresi e grazie a chi si è speso in tutti questi anni, perché non calasse il silenzio sul caso Impastato, prima fra tutte Felicia, la madre, Peppino, dopo 24 anni, ha ottenuto giustizia. Adesso la stessa Giustizia la chiediamo per Daphne. Per lei e per chi come lei aspetta ancora una risposta giudiziaria, chi aspetta di ottenere una verità, quella verità in nome della quale hanno speso la propria vita. Sposare le cause di Peppino oggi, e rispettarne la memoria, per noi significa anche non lasciare soli quei giornalisti che, ancora adesso, quotidianamente, con coraggio svolgono la loro professione e si battono per la libertà di espressione, perché solo la solidarietà di tutta la società civile può permettere loro di non rischiare la vita, di non sentirsi soli e di poter continuare ad informarci, perché solo la salvaguardia di un’informazione libera è garanzia di un Paese libero e democratico.”
Evelin Costa
Casa Memoria
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