Pubblichiamo volentieri, il contributo e l’emozione dl Francesca Badalamenti, {jcomments on}una giovane ragazza in visita a Casa Memoria.
Ore 11:00 Cinisi La porta socchiusa ci lascia intendere che l’invito ad entrare è rivolto a tutti, nessuno escluso; l’invito alla memoria. “Casa memoria” proprio da questo tacito invito prende il nome la casa che ha visto crescere Peppino Impastato, è lì che lui ha passato gli anni della sua adolescenza ed è lì che ha vissuto i primi scontri con la sua famiglia. Un giovane come gli altri ma sicuramente diverso dagli altri, aveva qualcosa in più, basta fare un giro per le stanze di casa sua per sentire le emozioni che sentiva lui, per constatare sulla propria pelle quale fosse la vita di Peppino. Non immaginate che la sua vita girasse soltanto intorno alla lotta contro la mafia, quello era un punto cardine che ruotava intorno a mille altre passioni; quella per la musica, per la cultura.. Centinaia di libri raccolti a poco a poco, politica, filosofia, storia! Era anche questo il mondo di Peppino!
Appena entrati dentro casa la prima cosa visibile sono i pannelli con le foto. Saltano all’occhio, le foto di un passato che, per fortuna, non è ancora passato. Grazie a queste foto ripercorriamo l’intera esistenza di Peppino e di Felicia, sua madre, che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia e alla lotta per la sopravvivenza del ricordo delle azioni del figlio. Sorrisi rubati al tempo e impressi su carta ci lasciano immaginare come dovesse essere vivere a Cinisi negli anni ’70! A Peppino piaceva far divertire i ragazzi, in quegli anni aveva anche organizzato un “Carnevale alternativo”.
Giovanni Impastato ci accompagna in questo viaggio lungo la storia di Peppino: «Ogni sera il circolo “Musica e cultura” era pieno di gente! Anche se non c’era nulla di organizzato, tutti si radunavano, bastava stare insieme».
E’ il ritratto di un ragazzo a cui piace stare in mezzo alla gente, al quale piace condividere le sue passioni, che siano politiche o culturali. Grazie a lui molti giovani del paese riuscirono a focalizzare le proprie forze sulle loro passioni, perché Peppino credeva in loro. Fonda anche “Radio Aut”, nella quale lui e un gruppo di amici si riunivano e organizzavano l’informazione, quella vera! Quella priva di ogni censura!
Nella ricostruzione della stanza di Peppino, tutto è rimasto come allora, un giradischi con i suoi dischi preferiti: Luigi Tenco, De Andrè, Bob Dylan, la sua macchina da scrivere e la sua macchina fotografica, troviamo anche i tre libri che lui teneva sempre sul comodino, accanto al suo letto, tra questi c’è anche quello che lui stava leggendo prima di morire, “La Scomparsa di Ettore Majorana” di Leonardo Sciascia. Non ha mai finito di leggerlo, non ha mai finito di fare molte cose, ma soprattutto, per mano mafiosa, non ha più potuto vivere la sua vita.
Il capitolo più triste del mio viaggio all’interno della sua vita comincia con una foto, quella di un binario vuoto sul quale giace un fiore, tutto sotto un cielo azzurro e calmo, immagine della quiete. Su quel binario la vita di Peppino si è spenta e con essa probabilmente le speranze di molti, allo stesso tempo però per altri quell’istante ha segnato l’inizio e un proposito nasceva nei loro cuori: Nessuno avrebbe dovuto dimenticare la storia di Peppino!
Gli Studenti universitari a Palermo vanno in Rivolta.
Felicia caccia i parenti mafiosi fuori dalla sua vita.
Più o meno 275 compaesani di Peppino, lo eleggono simbolicamente come consigliere comunale. Prima di morire, infatti, Peppino si era candidato insieme al neo partito del quale faceva parte (Democrazia Proletaria).
Il fratello Giovanni ci spiega tutto con una minuziosità e con il chiaro e visibile affetto di un fratello al quale è venuta a mancare una figura di riferimento troppo presto, un ingiustizia non facile da digerire che lo porta a seguire le orme della madre nella diffusione della storia e delle iniziative di Peppino, non solo in Sicilia ma in tutta Italia. Niente per loro è stato semplice, frutto di tanta fatica ma anche di innumerevoli soddisfazioni.
Cento passi però separano la nostra Casa Memoria da quella che è la casa che rappresenta un altro tipo di memoria, la memoria negativa di un intera nazione. La casa di Badalamenti, mandante dell’assassinio di Peppino. Confiscata alla mafia e affidata nelle mani dell’Associazione Casa Memoria nel 2010, una casa spoglia che mi ha personalmente trasmesso soltanto una presenza fredda e negativa, enorme ma vuota! Un po’ come le vite delle persone che bazzicavano all’interno di essa durante quel periodo, gente con troppo potere ma completamente vuota dal punto di vista umano.
Ore 13:30
Spegniamo le luci di Casa Memoria, scendiamo le scale ma qualcosa si è acceso in noi, è la luce di quella speranza che oggi abbiamo alimentato facendo un tuffo nel passato nella storia di colui che è stato un “pazzo” si… ma un Pazzo da Imitare! Molte, troppe cose non vi ho detto e non vi ho saputo comunicare, per questo motivo vi invito a bussare a quella porta e a testare sulla vostra pelle le emozioni ancora vive dentro quelle mura. Ma soprattutto vi invito a non dimenticare!
«Tenete alta la testa e la schiena dritta». Felicia Impastato
Francesca Badalamenti