Raccontare una storia iniziata a Cinisi nel ’76, quale può essere quella della conquista di noi ragazze di allora di parità, coscienza, diritti e consapevolezza, è stato emozionante. Raccontarla a giovani che volevano sapere, lo è stato di più. A prescindere dall’appellativo con il quale è stato intrapreso quel percorso, di certo per chi l’ha vissuto è stato un risveglio, personale e sociale, un no che partiva dalla persona e che come un’onda si propagava nella società, a inondarla di suoni e colori quali erano i vestiti a fiori delle ragazze che manifestavano nelle piazze e le canzoni di denuncia con cui accompagnavano quelle manifestazioni. Il risveglio dava forza e coraggio, il coraggio necessario per contrastare chi voleva riportarle nel mondo conosciuto. Da allora quell’onda ha invaso la società, quella occidentale almeno, e la consapevolezza delle donne di essere si manifesta oggi, nei mille aspetti attraverso cui la loro creatività riesce ad esprimersi, ma anche nella loro serietà di ricoprire ruoli, nella loro capacità di raggiungere risultati in tutti quei settori che in passato erano loro preclusi. L’onda che parte dal passato e arriva al presente ci ricorda però che spesso viene ostacolata da uno scoglio, una cultura maschile di repressione e di potere che non riesce a dialogare con le donne. Importantissimo è stato sentire l’altra voce, quella maschile che diceva: ma quanto avrebbero da guadagnare gli uomini a riuscire a vivere emozioni e sentimenti e a non reprimerli per mostrarsi duri, forti ed aggressivi quando si sentono feriti. Ed ecco che l’onda che viene dal passato ed arriva al presente si allarga ed oltre a volere continuare a lambire la coscienza delle donne per non farle desistere dal loro volersi sentire persone, coinvolge anche gli uomini, che con la frase maschile plurale ci dicono che anche loro come noi possono essere persone in crescita ed in ricerca di dialogo e comprensione. È stato un momento quasi irreale, dopo tanti anni in cui al Circolo Musica e Cultura alcune ragazze intraprendevano un percorso di consapevolezza di sé stesse e del proprio essere donne e dei ragazzi che timidamente cominciavano ad intuire che anche loro si dovevano mettere in gioco , in quel giorno, 29 agosto 2020, in quel luogo, l’atrio del palazzo comunale, si riparlava di donne, di uomini, di diritti negati, di violenza, di oppressione, con uno spirito forse nuovo e diverso e con la speranza che quell’onda partita da lontano, potesse arrivare ai più giovani e suscitare in loro quell’entusiasmo e desiderio di un mondo nuovo come è avvenuto in quei lontani anni ’70.
Le allora ragazze del ’76