A Cinisi nel 1976 in seno al circolo Musica e Cultura, nacque il collettivo femminista attivo fino al 1978. Una straordinaria esperienza di lotta e di trasformazione culturale, in cui le donne trovarono voce, portando avanti importanti battaglie sociali e di autodeterminazione, sfidando la cultura mafiosa e patriarcale dominante. In quegli anni ed in quel contesto queste ragazze si resero protagoniste del tentativo di costruire un’alternativa di società insieme ai ragazzi loro compagni di lotta e impegno. Un’esperienza che trasformò il paese e fu da esempio per molte donne del territorio.
Felicia Bartolotta Impastato, mamma di Peppino, dopo l’uccisione mafiosa del figlio avvenuta il 9 Maggio del 1978 a Cinisi, dice no alla vendetta scegliendo di battersi per la verità e la giustizia. Si costituisce parte civile al processo sfidando il capo mafia Tano Badalamenti, che poi sarà condannato come mandante dell’omicidio del figlio Peppino. Felicia sceglie di non sottostare alle regole della società mafiosa e patriarcale che la volevano isolata ed in silenzio, apre le porte della sua casa incontrando tantissime persone in un percorso di racconto e di memoria, educando i giovani a lottare contro i soprusi, contro la mafia, dicendo semplicemente che “la mafia si sconfigge con i libri e non con le armi”. Felicia è stata definita partigiana della lotta alla mafia ed è un grande esempio di coraggio.
Questi sono il principale punto di riferimento per il direttivo tutto al femminile e le attiviste di Casa Memoria che tengono aperta la casa museo dedicata a Peppino e Felicia. I nostri esempi quotidiano sono donne come Felicia, come le compagne del collettivo femminista, come Anna Puglisi del Centro Impastato e Felicetta nuora di mamma Felicia. Noi le ringraziamo e continuiamo ad impegnarci in questo lungo processo di trasformazione sociale e culturale.