Il 9 maggio alle ore 10.30, nel luogo dove Peppino è stato ucciso un sit-in per chiederne l’esproprio e farlo diventare un patrimonio di memoria. Unisciti a noi!
Sono trascorsi ormai 38 anni da quel triste mattino di maggio, da quel corpo fatto a pezzi che neppure una madre sapeva riconoscere, da quello sconforto che fu la morte di Peppino.
È passata una vita. Ed è proprio questo tempo che ci ha permesso di capire. Capire che la giustizia è fatta di pazienza e di strategia. Non è fatta solo di scese in piazza, ma di studio, di condivisione, di passaggi istituzionali, di memoria, di coraggio, di impegno quotidiano, di lacrime e di sorrisi. Siamo partiti da cani bastonati: una famiglia distrutta dal dolore, per giunta, in rottura con la sua stessa provenienza mafiosa, alcuni compagni di Peppino sconvolti dalla tragedia, Anna e Umberto del Centro Impastato che hanno fatto propria la causa. Ci siamo scontrati con la spietatezza della criminalità mafiosa e la complicità delle istituzioni. Il silenzio colpevole e il depistaggio. Pareva impossibile anche poter seppellire Peppino e chiedere la verità, e invece…
E invece in questi anni è successo di tutto: abbiamo scoperto le carte, abbiamo ottenuto le condanne ai processi contro i mandanti dell’assassinio, uno dei quali, Badalamenti, che è stato tra i più grandi boss della storia della mafia. Abbiamo organizzato la prima manifestazione nazionale contro la mafia nel 1979 e centinaia di altre. Abbiamo accolto migliaia di persone a Casa Impastato in base al volere di Felicia, la madre di Peppino. Abbiamo ottenuto la confisca della Casa di Badalamenti e l’abbiamo trasformata in un centro di promozione culturale e sociale per il territorio. E infine, a Palermo, con la collaborazione del Centro Impastato, nascerà un Museo-Memoriale dedicato alla lotta alla mafia. Trentotto anni fa sarebbe parso impossibile, eppure è accaduto. Ma quel che è più straordinario è che non siamo più soli. In migliaia oggi dedicano un pensiero, un’iniziativa, un ricordo, una canzone, un libro, una tesi di laurea a Peppino e Felicia e alla loro storia, e a tutti loro va il nostro ringraziamento. A volte abbiamo trovato una felice sponda anche nelle istituzioni e nella loro collaborazione. Loro sono una nostra parte e noi siamo con loro.
Ma questi 38 anni ci hanno aiutato soprattutto a capire che l’impossibile a volte non è tale e che forse, per divenire possibile, ha solo bisogno di tempo. Il limite si sposta sempre più in là. Oggi abbiamo un nuovo obiettivo da raggiungere: ottenere l’esproprio del casolare dove il 9 maggio 1978 fu ucciso Peppino, che oggi rischia di trovarsi al centro di una squallida speculazione. Noi chiediamo che venga acquisito dalla Regione Sicilia, come stabilito, e affidato ai giovani del nostro paese. Vogliamo che diventi patrimonio di tutti. Ed è proprio a tutti noi che tocca questa battaglia, la battaglia in difesa del nostro territorio, della nostra memoria e delle nostre risorse. La questione non riguarda il solo casolare, come sappiamo è molto più ampia. Progettano di bucare il nostro mare, di costruire ponti mostruosi, di cancellare interi tratti di costa e porzioni di natura ancora incontaminata. Nessuno pensa a conservare quello che abbiamo ma solo a guadagnare, a speculare. Che poi chi è che ci guadagna e chi invece ci perde? Non sarebbe il caso di chiederselo? La responsabilità, quindi, è nostra, è della collettività, di noi tutti, persi nel nostro individualismo, sbandati dalla precarietà della vita, delusi dall’abbandono istituzionale. Quelli che, però, nonostante tutto, tengono a cuore la propria vita e quella di chi li circonda, non in ultimo della propria terra e della sua memoria. Sarebbe il caso di ritrovarsi. Perché scendere in piazza sì non è tutto, ma a volte è necessario. Per ritrovarsi tra i noti e accogliere i nuovi, per guardarsi negli occhi e capire che sì, non si è soli. Perché migliaia di voci sono più forti di una sola ed è impossibile che non si venga ascoltati. È per questo che vi convochiamo il 9 maggio 2016 alle ore 10:30 al sit-in presso il casolare, in contrada Feudo, dove assassinarono Peppino. Cominciamo dal piccolo, aspiriamo a fare grandi cose. Trenotto anni di vita lo insegnano. La lezione ormai l’abbiamo capita.
Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato
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