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Credo siano maturati i tempi per avere il coraggio di chiudere con la retorica della Legalità che, nel modo in cui è stata posta e percepita, ha creato danni notevoli, e nello stesso tempo, ha favorito l’integrarsi di un sistema basato su molte leggi Anticostituzionali, dove si è messo in discussione il vero valore della Democrazia nel nostro paese.

Tanti hanno approfittato di questa parola per cercare di costruire il loro potere all’interno di un contesto dominato dalla cultura dell’odio, della paura e del razzismo.

In alcuni casi anche la lotta contro la mafia è stata strumentalizzata da quei settori che hanno alimentato sempre di più la connivenza e la corruzione, coprendosi col paravento della Legalità. Molti sono gli esempi dal processo Montante, al processo Helg, al processo Saguto. Montante, da vicepresidente nazionale e delegato per la legalità di Confindustria e presidente di Confindustria Sicilia, veniva considerato un imprenditore-bandiera della legalità, ma invece è stato poi accusato di costruire un sistema di corruzione e dossieraggio, vicino agli ambienti mafiosi. Roberto Helg, da vice presidente della Gesap e figura centrale dell’antimafia palermitana (è stato anche presidente della Camera di Commercio), chiedeva a Santi Palazzolo, pasticciere di Cinisi, una tangente da 100 mila euro per non perdere lo spazio della pasticceria all’ interno dell’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo; la tentata estorsione è stata scoperta grazie alla denuncia di Palazzolo. Il Giudice Silvana Saguto è ora accusata di avere creato un sistema illecito nella gestione dei beni sequestrati mentre era Presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.

Erano tutti paladini della legalità e grazie a questo avevano costruito un sistema di potere.

Ma non sono gli unici, ci sono ancora numerosi episodi che ci dovrebbero far riflettere. Dalla “Legalità” usata per propaganda, si è arrivati al grido di “Onestà”… quanta ipocrisia. Anche Berlusconi e Salvini hanno usato questa parola. Il primo ex Presidente del Consiglio, il secondo ex Ministro dell’interno. Dallo stalliere mafioso Mangano, siamo passati al tesoriere Belsito, per poi completare il tutto si è arrivati ai decreti sicurezza, che rappresentano la negazione della Democrazia.

Sembra che qualcosa in questi giorni si muova in direzione della Disobbedienza Civile e della Giustizia Sociale; un grande movimento per la salvezza del clima sta crescendo con l’obiettivo di impedire la catastrofe e di contrastare l’ingiustizia globale ed il mancato rispetto dei diritti umani. Decine di migliaia di donne sono scese in piazza per le manifestazioni “Non una di meno” al grido di “Basta Femminicidi”. Si incomincia a intravedere nei cortei qualche bandiera rossa, una lieve ripresa delle lotte sindacali, manifestazioni nel ricordo dei Partigiani all’insegna dell’Antifascismo. L’ultimissima novità viene rappresentata da questo Movimento “delle Sardine”, che si sta allargando a macchia d’olio al canto di Bella Ciao, con l’obiettivo di sconfiggere la Lega di Salvini e tutto l’apparato fascista, razzista e sovranista che gira attorno a loro. Penso che anche questo sia un fenomeno di Disobbedienza Civile. E’ bastato che quattro ragazzi riuscissero a comunicare in maniera positiva e far funzionare il rimbalzo on line della loro manifestazione, per ricominciare finalmente a parlare di ritorno della sinistra e della politica.

Mi auguro a questo punto che possa crescere dentro di noi la consapevolezza che bisogna lottare e ribellarsi fino in fondo per costruire un mondo migliore basato su una vera democrazia sociale, politica ed economica e non fondata sulle leggi di mercato, ma sul bene di tutti. La retorica non serve se vogliamo fare sul serio. La Giustizia Sociale ci può salvare dalle insidie che si nascondono dietro la parola Legalità. La nostra protesta deve essere continua ed asfissiante. Non dobbiamo fermarci un attimo, dobbiamo scendere in piazza per il nostro futuro e per le future generazioni. Dobbiamo rischiare qualcosa per la nostra Libertá e per i nostri Diritti. Così come ha fatto Peppino in quindici anni pieni di attività, così come abbiamo fatto noi in quarantadue anni camminando con il suo coraggio e le sue idee.

Giovanni Impastato

(Nella foto in alto Giovanni Impastato nel quartiere Ballarò di Palermo sotto lo stancill che raffigura Peppino da bambino realizzato da Marco Siracusano)

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