Cinisi, 7 Dicembre 2024.
Il reading “CHIAMATECI PARTIGIANE!” vuole rendere omaggio a tutte le donne
partigiane note e sconosciute che non hanno semplicemente contribuito alla lotta, ma che
hanno reso possibile con il loro apporto la Resistenza stessa.
7 dicembre
Vincolo di «bene culturale alla casa di Peppino e Felicia Impastato
La decisione della Regione Siciliana di apporre il vincolo di «bene culturale, testimonianza della storia collettiva e simbolo della lotta contro la mafia» alla casa di Peppino e Felicia Impastato è una svolta significativa.
La cerimonia a Cinisi
«Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato» adesso è un «bene culturale, testimonianza della storia collettiva e simbolo della lotta contro la mafia». Si tratta del primo vincolo di questo genere, proposto dalla Soprintendenza di Palermo, guidata da Gaetano Gullo, e fatto proprio dalla Regione Siciliana con apposito decreto. La targa, che sancisce il vincolo, posta sul prospetto del civico 220 di corso Umberto a Cinisi, è stata scoperta venerdì pomeriggio dal sindaco Salvatore Palazzolo e dal soprintendente Gaetano Gullo, nell’ottavo anniversario della morte di Felicia Bartolotta Impastato, mamma di Peppino. Doveva esserci anche il Presidente della Regione Rosario Crocetta, ma improrogabili impegni di governo l’hanno trattenuto a Palazzo d’Orleans. «Auguriamo buon lavoro al Presidente – ha detto Giovanni Impastato, introducendo la cerimonia – dando atto che già tante volte ha visitato questo luogo della memoria». «Quello di stasera – ha sottolineato il fratello di Peppino Impastato – è un momento storico, perché è la prima volta che la Regione riconosce un bene culturale con questa motivazione. È un riconoscimento che viene da lontano, ha ormai alle spalle 34 anni di storia, da quando, subito dopo la morte di Peppino, mia madre Felicia ha deciso di tenere aperte le porte della sua casa per rinnovare di giorno in giorno la memoria, accogliendo persone comuni, giovani, istituzioni, e continuando a ricordare e raccontare. Questa casa rappresenta fondamentalmente la sua eredità, che assieme a quella di Peppino e delle sue lotte contro il potere politico-mafioso, costituisce la base che ispira il nostro percorso». Non dovette essere facile per questa donna, nel 1978, col cadavere del figlio ridotto a brandelli sul binario della ferrovia e con le forze dell’ordine che volevano in fretta e furia chiudere il caso, archiviandolo come il tentativo maldestro di un attentato terroristico o di un suicidio, resistere e continuare. Eppure, mamma Felicia non si arrese e continuò, sostenuta dal figlio Giovanni, dai compagni di Peppino, da Umberto Santino e Anna Puglisi, che da lì a poco avrebbero intitolato al giovane martire il loro centro di documentazione. La mafia l’aveva in casa Felicia Bartolotta, rappresentata dal marito, Luigi Impastato. Il primo a rompere col padre e con la mafia fu il giovane Peppino. E Felicia – nelle forme possibili – lo sostenne. Dopo la morte del marito e l’assassinio del figlio, la sua scelta di campo fu netta: contro la mafia, per ridare l’onore al figlio, per educare intere generazioni ai principi di legalità democratica. Implacabile contro don Tano Badalamenti, capomafia di Cinisi e mandante dell’assassinio di Peppino, e dolcissima con i giovani che visitavano la sua casa. «Da Felicia – ha sottolineato Giovanni – abbiamo ereditato l’apertura e l’accoglienza che questo posto permette, facendo si che qui possano entrare tutti (quasi tutti), coloro che rispettano i diritti e i doveri fondamentali e la dignità dell’uomo; accettiamo le differenze di ogni tipo, comprese quelle dell’appartenenza politica, senza che nessuno possa mettere in dubbio la nostra appartenenza. Non siamo settari, perché era mia madre a non esserlo, visto che con grande partecipazione emotiva e senza rancore accolse anche i membri della Commissione antimafia che qui le consegnarono il famoso rapporto del 2011 sui depistaggi, che vestivano i panni di quel mondo istituzionale che fino a quel momento non solo l’aveva abbandonata, ma aveva persino bistrattato suo figlio. “Me lo avete resuscitato”, ebbe a dire in quell’occasione. Per varcare le soglie di “Casa Memoria” non bisogna essere “comunisti”, basta essere “umani” nel pieno senso del termine».
Quel 7 dicembre del 2001, a guidare la Commissione antimafia, che doveva consegnare a mamma Felicia (che sarebbe morta lo stesso giorno di tre anni dopo) l’inchiesta sul depistaggio istituzionale accertato, c’era il sen. Giuseppe Lumia, che venerdì sera ha rievocato l’evento. «Fu una grande emozione, un’emozione fortissima – ha ricordato Lumia – perché lo Stato riparava ad un gravissimo torto e Felicia, anche in quella occasione, dimostrò che credeva nella possibilità di uno Stato giusto».
09/12/2012
Mostra delle illustrazioni di Valentina Di Mercurio
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“FELICIA E LE DONNE DI RESISTENZA”
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6/7 Dicembre Programma
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Gli studenti dell’I.C. di Cinisi raccontano al Giornale di Sicilia la giornata in ricordo di Felicia ed il Giardino della Memoria e dell’Impegno nato per iniziativa di Casa Memoria
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6 e il 7 Dicembre 2022 in ricordo di Felicia Bartolotta Impastato
Le iniziative per il 18esimo anniversario della scomparsa di Felicia Bartolotta Impastato
Continuano i lavori al Giardino di Casa Felicia
Stamattina grande lavoro al Giardino della Memoria e dell’Impegno per prepararci all’inaugurazione di giorno 7 Dicembre che si terrà alle ore 15 in occasione del 18esimo anniversario della scomparsa di mamma Felicia. Ringraziamo l’agronomo Ninni Conti e tutti i volontari che hanno lavorato incessantemente per rendere più bello questo giardino e farlo in un percorso …
Le scuole coltivano…
Oggi abbiamo trascorso una bellissima mattinata che ci accompagna nel percorso verso il 6/7 dicembre, giornate in cui verranno svolte le iniziative per il 18esimo anniversario della scomparsa di mamma Felicia ed in particolare l’inaugurazione del Giardino della Memoria e dell’Impegno di Casa Felicia, dedicato alle vittime della mafia e a chi ha dedicato la …