Giorno 23 Maggio 2022 il Comune di Alpignano (TO) ha conferito la cittadinanza onoraria a Giovanni Impastato in una iniziativa pubblica. Un momento di grande emozione per Giovanni e per tutte/i noi di Casa Memoria. Pubblichiamo sotto il discorso di Giovanni Impastato.
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“Carissime e carissimi miei concittadini di Alpignano. Quella che sto vivendo in questi giorni è una emozione difficile da spiegare, tra le più grandi e coinvolgenti vissute in questo lungo percorso che dura da quasi 45 anni. Un cammino che non è solo parte della mia vita, ma fa parte di quella di tante persone con cui abbiamo condiviso questa strada. Un percorso cominciato quel triste 9 Maggio del 1978, il giorno in cui un terribile e sconvolgente dramma è capitato nella nostra famiglia: l’omicidio mafioso di mio fratello Peppino Impastato, ucciso per aver speso la sua vita nella lotta contro la mafia, contro il fascismo, contro l’oppressione, nella lotta per la giustizia, per i diritti, per il lavoro, per la pace; una lotta senza tregua. Peppino non si stancava mai, non si tirava mai indietro. Essendo una persona molto sensibile, soffriva e aveva momenti di scoraggiamento, ma è stato sempre fermamente coerente e non ha mai fatto passi indietro rispetto alla sua scelta di dire “No alla mafia”, e a quella rottura fatta prima di tutto in famiglia e poi nei confronti di quella società corrotta che non ha mai smesso di contestare.
Noi non abbiamo nemmeno avuto il tempo di piangere, di piangerlo, perché dovevamo subito reagire per rendergli giustizia. Dovevamo far emergere la verità. Peppino meritava che noi non ci fermassimo mai e così abbiamo fatto. Grazie a mia madre e al suo coraggio, a mia moglie Felicia e poi ai miei figli, al Centro Impastato con il sostegno fondamentale di Umberto Santino e Anna Puglisi, ai compagni di Peppino, è iniziato questo percorso, ed io che ero solo un giovane di 25 anni, poco più grande di quei ragazzi che giornalmente incontro durante le tante iniziative dove mi invitano, ho trovato, non so nemmeno come, la forza di andare avanti, reagire e lottare insieme agli altri per dare giustizia a Peppino. Fino ad allora avevo le mie idee politiche, discutevo e litigavo anche con mio fratello sul modo in cui scontrarsi con i mafiosi, non ero un militante come lui e avevo paura, ma ci credevo. La mia vita futura la immaginavo con la mia attività, la mia ragazza con cui sposarmi e costruire una famiglia, una casa e le cose normali della vita ed invece tutto è cambiato repentinamente, travolgendoci.
Dal giorno dopo il 9 Maggio 1978 è nata una storia nuova fatta di resistenza e reazione, di lotta per la verità, una storia fatta di dolori, amarezze, sofferenze, difficoltà, preoccupazioni, fatiche, ma anche di incontri memorabili, grandi gesti di solidarietà, riconoscimenti, abbracci, sorrisi e sguardi di persone e di tanti giovani che mai potrò dimenticare. Persone che sorprendendomi mi dicevano che incontrando la vicenda di Peppino avevano cambiato la loro vita, avevano preso coscienza delle ingiustizie, ed io, ogni volta che sentivo questi racconti, mi dicevo che non stavamo sbagliando, che stavamo facendo bene e che Peppino sarebbe stato orgoglioso di noi. Certo, potessi scegliere e tornare indietro, questa storia avrei preferito non averla vissuta, avrei cambiato volentieri il corso del destino per cancellare quel doloroso 9 Maggio, non vedere il volto sofferente di mia madre e soprattutto trovarci oggi con mio fratello a goderci i nipoti, discutere di politica, magari scontrarci anche, o chissà come sarebbe andata, non possiamo saperlo.
Ma subito dopo quel 9 Maggio del ‘78, ho avuto chiaro che Peppino avrebbe voluto che noi continuassimo sulla sua strada, e se pur con qualche momento di scoraggiamento e non nego, anche paure, l’abbiamo sempre mantenuta. Mia madre non ha mai avuto dubbi, ci ha creduto sempre e ha spinto me ed i compagni di Peppino a non arrendersi, a farlo per lui, ma anche per noi stessi, per dimostrare che eravamo più forti della mafia.
Abbiamo dovuto scontrarci contro gli assassini mafiosi di mio fratello che abbiamo denunciato, ma abbiamo dovuto difendere Peppino anche da quella parte di Stato che lo voleva trattare da terrorista, che invece di contrastare la mafia contrastava e perseguitava noi, e alla fine abbiamo avuto anche tante vittorie.
Possiamo dire che nella nostra storia collettiva la mafia è stata sconfitta. Don Tano è morto in carcere, sono stati condannati i mandanti dell’omicidio di Peppino Impastato, individuati gli esecutori (già morti durante la seconda guerra di mafia), la Commissione parlamentare antimafia ha detto che c’è stato un depistaggio. I beni di Gaetano Badalamenti sono stati confiscati. Sicuramente abbiamo dimostrato che la mafia può essere anche sconfitta, e questo è importante per ridare fiducia alle nuove generazioni, per dire no alla rassegnazione che è un male profondo della nostra società.
Sono quindi tante le emozioni che ho vissuto in questi anni, tanti i riconoscimenti ottenuti e i premi. Ma oggi quella che sto vivendo è veramente una grande emozione perché sento che questo riconoscimento non va solo alla mia figura, ma ad una intera vicenda che parte da Peppino, continua con mia madre e arriva a tutti noi.
Ed è un riconoscimento che unisce Cinisi ad Alpignano, un luogo a cui sono legato tantissimo, come fosse una seconda casa ormai, dove le persone che conosco da anni sono come una nuova e sincera famiglia, accogliente, che è sempre un piacere incontrare. Diventare vostro concittadino significa per me avere una grande responsabilità che cercherò di onorare ogni giorno, mantenendo saldo e stabile il nostro legame. Sarò sempre disponibile per ogni iniziativa a cui la mia persona possa dare sostegno, perché ancora più grande è stato il sostegno che Voi avete dato a me e alla nostra storia ogni giorno, da quando il nostro cammino si è incrociato. Già mi sentivo un vostro concittadino, perché per me stare ad Alpignano è come stare a Cinisi: la mattina passare al bar, nei negozi, la farmacia, salutare le persone sempre accoglienti, vedere grande calore e partecipazione in ogni iniziativa, vedere gli studenti con gli sguardi luminosi ed interessati. Adesso questo sentimento e legame sarà sempre più forte e indistruttibile, un legame che coinvolge e coinvolgerà tutta Casa Memoria, i compagni di Peppino, il Centro Impastato, le associazioni di Cinisi che da anni collaborano con noi come Asadin e Musica e Cultura ed anche altre persone a noi care e vicine che sono sicuro che insieme a me ad Alpignano troveranno una seconda casa.
Ringrazio tutti voi e ringrazio il Comune di Alpignano, con il Sindaco Steven Palmieri per aver scelto di conferirmi la cittadinanza. Già avevate regalato a me e mia moglie ed anche agli altri attivisti di Casa Memoria presenti in quella occasione, una immensa gioia e perché negarlo, anche le lacrime, il 28 Aprile, giorno in cui si è svolto il Consiglio comunale in cui c’è stata la votazione per il conferimento.
Vorrei ringraziare anche le altre amministrazioni precedenti a questa che sempre hanno appoggiato le iniziative con la mia presenza.
Ma chi vorrei ringraziare tantissimo oggi, è chi ha dato inizio a questo legame: l’Associazione Calabresi di Alpignano e Caselette, un’associazione fatta di persone meravigliose, a partire da Pasquale Lo Tufo che ne è il presidente, e che per me è come una persone di famiglia, un vero amico. L’associazione Calabresi di Alpignano e Caselette è nata a Marzo del 2010, si sono distinti in attività per la giustizia e la legalità, hanno anche ricevuto l’importante premio internazionale all’impegno sociale Livatino, Saetta, Costa. Abbiamo incrociato con loro il nostro cammino nel 2017, quando a Marzo fu intitolato a Peppino Impastato l’atrio del Movicentro. Adesso a Peppino sono appena stati intitolati i giardini adiacenti alla scuola Gramsci, un abbinamento di storie e di nomi di cui Peppino sarebbe davvero orgoglioso e contento. Da allora è nato un rapporto saldissimo, fatto di incontri con studenti e grandi iniziative. L’associazione Calabresi ha la capacità di coinvolgere tutto il vostro territorio e di promuovere percorsi con le scuole di grande valore, tanto che il 9 Maggio del 2018 le scuole di Alpignano e Caselette sono giunte fino a Cinsi per il 40° anniversario dell’omicidio di Peppino.
Per questo grande legame che si era costruito, abbiamo invitato il Presidente dell’associazione calabresi a Cinisi il 1 dicembre del 2018, ed in quella occasione abbiamo ufficialmente nominato l’Associazione Calabresi di Alpignano e Caselette come referenti nella regione Piemonte di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, associazione di cui mia figlia Luisa è presidente “con l’intento di creare un ponte ideale per veicolare i valori e la figura di Peppino Impastato nel territorio della regione Piemonte e per proseguire e sviluppare i progetti di legalità già sviluppati insieme negli ultimi anni”. Ciò per noi ha un grandissimo valore e mi sembra che stiamo proseguendo bene.
Questo cammino è continuato con il 9 Maggio del 2019, con l’intitolazione a Caselette (con la presenza del Sindaco Pacifico Banchieri) del Parco a Felicia e Peppino Impastato “Due voci forti contro la mafia”, avvenuta nell’ottobre 2021 a Caselette. E poi tante tantissime iniziative mostre, incontri, presentazioni di libri che è veramente impossibile per me elencarle tutte.
Questo cammino ci porta fino ad oggi, giornata che rappresenta una tappa importantissima di questo percorso, che è pienamente parte di questo grande lavoro di rete che nasce anche per mantenere salda la memoria collettiva che serve a costruire un futuro, il futuro di tutti noi.
Sono onorato di far parte della vostra comunità e con questo gesto nei confronti della nostra storia avete veramente reso un grande omaggio non solo a me, a mia moglie Felicia e ai miei figli che non smetterò mai di ringraziare perché se non fosse per loro che mi hanno supportato in questi anni non avrei potuto fare niente, al centro Impastato, ai compagni di Peppino e agli attivisti di Casa Memoria che in questo momento mi sento di rappresentare,
ma soprattutto è un omaggio a mia madre, a Peppino, ma anche a tutti quei siciliani (e non solo) che hanno combattuto e combattono contro le mafie, che hanno sacrificato la loro vita.
E ricevere la cittadinanza oggi che è un giorno significativo, che sono passati trent’anni dalla strage di Capaci e tra poco anche da quella di Via D’Amelio, mi fa emozionare ancora di più e la voglio dedicare anche a loro, ai Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che ho avuto modo di conoscere e stimare profondamente, alla Giudice Francesca Morvillo, a Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, ad Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. Ma lo dedico anche a Pio La Torre ucciso quarant’anni fa, a Rocco Chinnici anche lui assassinato quasi da quarant’anni, alle vittime di Portella della Ginestra, ai sindacalisti come Placido Rizzotto, a tutti quegli uomini e donne che hanno detto un forte no alla mafia e hanno contribuito a rendere un po’ più libero il nostro paese.”