Lo scorso 7 dicembre ricorreva il diciassettesimo anniversario della scomparsa di Felicia, mia nonna. 17 come gli anni che avevo quando ci ha lasciati, in un momento della mia vita in cui sentivo davvero forte la necessità di averla accanto. Come ogni anno, anche quest’anno abbiamo voluto ricordarla e lo abbiamo fatto inaugurando ufficialmente il riutilizzo del bene confiscato alla famiglia di Gaetano Badalamenti, denominato oggi “Casa Felicia” e costruendo un momento di incontro e confronto tra realtà ed esperienze di impegno, unite dalla volontà di produrre pratiche di cambiamento e opposizione a tutto ciò che calpesta il diritto dell’uomo e la sua dignità. Abbiamo voluto creare un ponte, che parte dall’esperienza di resistenza alla mafia e alla cultura mafiosa di Felicia e arriva a Backy Moses, una ragazza di soli 26 anni che “venuta da mare” è morta tra le fiamme delle baraccopoli di San Ferdinando, in cui era costretta a vivere a causa del diniego della richiesta d’asilo. La resistenza di Becky è stata dunque quella di rivendicare il proprio diritto a cambiare la propria vita ed è stata vittima di un sistema in cui, come dice Mimmo Lucano, “sembra sia più importante la sicurezza dell’uomo che l’uomo stesso”, di un sistema che legittima lo sfruttamento al lavoro e queste condizioni di vita disumane. Becky è vittima dell’indifferenza istituzionale, così come Omar, bracciante morto lo scorso 29 settembre nel rogo del ghetto di Campobello di Mazara, in cui grazie alla rete di FuoriMercato, con la casa del mutuo soccorso, si stanno sviluppando delle vere e proprie pratiche di resistenza e sostegno ai braccianti, che li vivono come ombre e che chiedono solo condizioni di vita dignitose. Abbiamo parlato di memoria, di impegno, della necessità della costruzione di una società più solidale, inclusiva e accogliente, dell’urgenza di un’azione collettiva che traduca nella pratica quegli ideali in cui credeva Peppino, come l’esperienza di Mimmo Lucano, a cui va tutto il nostro sostegno per la sua vicenda umana, politica e giudiziaria, nei confronti della quale, come propone Umberto Santino, è necessaria un’azione condivisa che possa fare “ il processo al processo”. Una giornata intensa che abbiamo voluto inaugurare con un reading, un frammento del progetto “‘i fiori della memoria” curato da Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato e dalla Compagnia dei Merli Bianchi che ha voluto introdurre, con la poesia e la musica, i temi che avremmo trattato. Volevo, per questo, ringraziare in modo particolare Piero Impastato, per averci accompagnato con la sua musica e la sua presenza per noi preziosissima e soprattutto Laura Margherita Di Marco, per aver messo a disposizione la sua professionalità, per avermi coinvolta e avermi permesso di omaggiare mia nonna Felicia attraverso il teatro, ma soprattutto per la sua amicizia. Abbiamo concluso questo 7 dicembre con il magnifico contributo musicale di Enzo Rao Camemi e Alessia Di Ranno curato dall’associazione Musica E Cultura, seguito da un ricordo di mia madre Felicia. Volevo personalmente ringraziare tutti gli intervenuti, Domenico Lucano, Umberto Santino, Katia Perna, Valentina Bonadonna, Marcella Stagno, il Csd Giuseppe Impastato, l’associazione Peppino Impastato, la Compagnia dei Merli Bianchi, Retecentopassi, la CGIL, Democrazia e Lavoro Sicilia, Fuorimercato rete nazionale, l’associazione Musica e Cultura, l’associazione Asadin ,Pino Manzella e Giuseppe Iannello che hanno contribuito a costruire la giornata anche con le proprie esposizioni, i ragazzi di Radio Aut Young, ma soprattutto le donne e gli uomini di casa memoria che mi accompagnano in questo percorso e senza il cui impegno non avremmo raggiunto questo risultato. Grazie anche al Sindaco Giangiacomo Palazzolo per l’impegno preso, affinché il bene non torni nelle mani di Leonardo Badalamenti. Ma il mio grazie va soprattutto a mia nonna Felicia, per avermi permesso di “conoscere Peppino”, per avere mosso le mie scelte e soprattutto per avere permesso a questa storia di essere ancora viva oggi ed esempio per chi crede si possa costruire una società più libera e più giusta.
Luisa Impastato