Nel numero del 20 marzo 1996 i redattori di Charlie Hebdo, Val e Riss, hanno pubblicato un bellissimo servizio dal titolo “De le chute du mur de Berlin à la la chute de Toto Riina”. Puntuale e rigoroso, acuto e spiritoso, come il giornale in cui lavoravano.
Li avevamo incontrati nella sede del Centro, avevamo parlato del nostro lavoro, di Peppino Impastato, della mafia e della lotta contro di essa e avevamo apprezzato la loro lucidità e il loro coraggio.
Poi si erano recati a Cinisi, a riascoltare le registrazioni di Onda pazza, come a trovare una corrispondenza con il loro modo di fare giornalismo, corrosivo e controcorrente.
I redattore di Chiarlie Hebdo sapevano di essere in pericolo e più volte hanno subito minacce e intimidazioni, ma non si sono mai tirati indietro. Con la strage di oggi la barbarie e l’intolleranza hanno voluto cancellare uno dei pochi esempi di gionalismo libero e intelligente, di satira graffiante e demolitrice di miti e fanatismi.
L’unica risposta è che Charlie Hebdo continui il suo cammino.
Umberto Santino
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