La nostra risposta allo sfogo del sindaco di Cinisi davanti a un gruppo di studenti di Moncalieri
E’ stato per tutti noi di Casa Memoria un fulmine a ciel sereno lo sfogo del sindaco di Cinisi, Gian Giacomo Palazzolo, di fronte a un gruppo di studenti dell’Istituto Majorana di Moncalieri, riportato anche da La Repubblica Torino di mercoledì 15 marzo.
Lo sfogo ci lascia stupefatti, soprattutto in virtù della disponibilità che, in alcuni frangenti, il sindaco di Cinisi ha mostrato nei nostri confronti e nei confronti della nostra attività.
Partendo dall’articolo de La Repubblica, segnaliamo un’inesattezza: la persona che ha accompagnato i ragazzi a ex casa Badalamenti non era una guida di Libera, ma una nostra volontaria. I gruppi scolastici organizzati da Libera vengono spesso a visitare i luoghi in cui Peppino è vissuto e morto. Con l’associazione guidata da don Luigi Ciotti collaboriamo da tempo, proponendo ai gruppi organizzati la visita a Casa Memoria e a ex casa Badalamenti, bene confiscato che gestiamo insieme ad altre associazioni, e la testimonianza della Famiglia Impastato e dei nostri volontari.
Un’attività nella quale crediamo fortemente soprattutto per la trasmissione di quella memoria che il sindaco Palazzolo nel suo sfogo ha etichettato come “un problema”.
La memoria di fatti ispirati dalla conquista della libertà e dalla difesa della dignità umana è una base fondamentale per costruire un futuro migliore in un Paese come il nostro, dove il problema non è la memoria, ma la distorsione e la dimenticanza di valori e di fatti che ne costituiscono il patrimonio. La memoria di fatti tragici e violenti, invece, ci ricorda quello che non deve più succedere ed esistere.
I beni confiscati alla mafia hanno proprio il fine di restituire luoghi, che ieri erano fulcro di illegalità e violenza, alla collettività con lo scopo di trasformarli in luoghi di vita, di cultura, di legalità e di lavoro.
In entrambi i casi che citiamo la memoria si fa azione. Ed è su questa memoria che il nostro impegno si fonda, un impegno che dura da quasi quarant’anni e che anche i cittadini di Cinisi hanno potuto costatare e apprezzare.
Un impegno che continuiamo a portare avanti non per ricordare eventi tragici, che ci riguardano da molto vicino e che suscitano ancora in noi un dolore profondo – non siamo tanto masochisti – ma per trasmettere una storia che ha sovvertito la “logica criminale e mafiosa” in nome di una giustizia sociale, per affermare la quale tutti siamo chiamati in causa.
Un messaggio che è fondamentale infondere nelle nuove generazioni. Il nostro lavoro con tutti i ragazzi che arrivano numerosi a Cinisi è in nome di una memoria dalla quale partire per costruire un mondo migliore, dove al centro ci sia la dignità umana e il rispetto dei diritti umani, contro ogni sopruso e violenza.
Una memoria che, aldilà delle polemiche, consigliamo di preservare e difendere anche al nostro sindaco, in quanto amministratore pubblico di una collettività, ribadendogli la nostra disponibilità a collaborare perché essa non sia considerata da nessuno un problema, ma piuttosto sia fondamento di valore e ricchezza per un percorso di trasformazione e di cambiamento.
Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato
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