Giacomo Randazzo ci racconta la sua esperienza con il Circolo Musica e Cultura e il senso della sua arte
Il Circolo Musica e Cultura è stato un progetto importante per Peppino e i suoi compagni. Dopo Francesco Impastato, cantautore che realizza attività civili e anti-mafia in Germania, continuiamo le nostre interviste con artisti che hanno vissuto direttamente quell’esperienza e che ancora oggi ci affiancano nell’impegno che stiamo portando avanti con la nostra associazione. Questa volta è Giacomo Randazzo, autore di diverse opere e dell’ormai famoso Presepe Semovente e il Mulinazzo, che si può ammirare negli spazi di Casa Memoria, a rispondere alle nostre domande
Qual è il suo legame con il Circolo Musica e Cultura, quando e come è entrato a farne parte e cosa ha rappresentato per lei? Sono stato socio fondatore del Circolo Musica e Cultura. a partire dai primi giorni del gennaio 1976. La motivazione che mi ha spinto a partecipare alla fondazione del circolo e poi alla sua conduzione è stata di natura culturale: era importante portare a Cinisi quella ventata di rinnovamento culturale che in quel periodo aleggiava in tutta Italia, tramite il Movimento Studentesco. Si intendeva uscire dal ristagno culturale del paese di provincia, bigotto e mafioso. Il nostro campo di intervento era il Circolo, all’interno del quale si svolgevano alcune attività come il Cineforum, ma anche le strade e le piazze del paese dove si portavano gli spettacoli musicali, il teatro, le mostre d’arte e quelle di denuncia legate allo scempio operato sul territorio da gente senza scrupoli che mirava soltanto ad arricchirsi. Eravamo dell’idea che esistesse un’alternativa per tutti gli aspetti della vita comunitaria e privata e volevamo propagandarli.
Quali sono state le tappe del suo percorso artistico da allora a oggi?
E’ dalla metà degli anni ottanta che realizzo sculture in ferro e altri metalli di recupero, col fine di esprimere in maniera fantasiosa il “Bello” e il “Giusto” che spesso rimane chiuso e congelato nei meandri della nostra persona interiore. Rappresento la vita che si riappropria di ogni cosa, per ridare nuova vita, e la crescita della coscienza del vivere e della partecipazione all’evoluzione sociale.
Qual è stato il suo legame con Peppino Impastato e come prosegue oggi?
Peppino all’interno del Circolo rappresentava lo sprone a fare di più e la guida a fare meglio. Il suo livello culturale era molto più ampio del comune studente di scuola superiore come eravamo quasi tutti noi giovani del Circolo. E io notavo e apprezzavo come non utilizzasse questa superiorità per primeggiare e tantomeno imporsi. Credeva nell’apporto di ciascuno per una costruzione socialmente equilibrata e duratura. Nel periodo di attività del circolo, durata un anno e mezzo, ho conosciuto l’abc del vivere cosciente: la nonviolenza, l’autoanalisi, il rispetto della vita, l’impegno nel fare chiarezza e diffondere tutti questi principi. Tutto può essere espresso tramite volantini, documenti, trasmissioni radiofoniche, ma anche con colori e pennelli o martelli e tenaglie, che modellano le materie inerte.
L’arte e la memoria, l’arte e l’impegno: quali sono i punti focali di questi binomi?
La memoria è fondamentale per il continuum e la crescita sociale. Occorre conoscere e rispettare quello che i nostri padri hanno fatto, pensato, costruito e migliorato, affinché noi possiamo fare di più e meglio e le generazioni future ancor più di noi. E’ in questa ottica che nasce l’idea di ricostruire in miniatura la società contadino-pastorale e artigiana del paese siciliano che sta scomparendo. E sulla base di questi principi realizzo il Presepe Semovente e il Mulinazzo (nella foto) che rappresenta il luogo di Cinisi distrutto nel 1968 con la realizzazione della terza pista dell’aeroporto Falcone e Borsellino.
Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato
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