Siamo quasi pronti per le iniziative in memoria di Felicia a quattordici anni dalla sua scomparsa. Il 6 e 7 dicembre a Cinisi ricorderemo questa donna, questa madre che per tutta la vita ha lottato con tenacia e coraggio per ottenere giustizia per il figlio ucciso dalla mafia e che ha avuto la forza di trasformare il dolore in racconto di verità.
Pubblichiamo il testo che Luisa Impastato, Presidente di Casa Memoria, figlia di Giovanni Impastato e nipote di Felicia ha scritto per i dieci anni dalla morte della nonna, un bel modo per ricordarla.
Di Luisa Impastato
“Per anni ti ho ascoltata raccontarmi, raccontarti, esplorare i tuoi ricordi, il tuo dolore. Sono già passati dieci anni da quando ci hai lasciati, da quando, per chi crede o vuole crederci, o semplicemente sperarci, hai raggiunto Peppino. Ci hai lasciato un vuoto enorme, compensandolo con la tua storia, quella storia che continuiamo a raccontare.
Quella casa non è mai stata più la stessa, dopo la tua assenza; per anni quel vuoto è stato difficile da sopportare, eppure abbiamo fatto di tutto perché la tua voce continuasse a riecheggiare tra quelle mura, le stesse che non hai mai voluto lasciare per perseguire la tua battaglia. Abbiamo cercato non di sostituirti, ma di onorarti, continuando a parlare di tuo figlio come facevi tu, soprattutto ai ragazzi, a quelle decine di migliaia di ragazzi che in dieci anni hanno messo piede in quelle stanze, che hanno percorso quei metaforici cento passi.
Tutto è cambiato e non è cambiato nulla.
Tu non ci sei più, ma ci sono i tuoi ricordi, imperituri, che hanno dato voce alle idee di Peppino, custodendone la memoria, non vanificando la sua morte. Quella porta è rimasta aperta a quanti hanno voluto, e vogliono, attraverso l’esperienza di Peppino, conoscere e condividere, ancora adesso, dopo quasi 40 anni, le sue lotte, i suoi principi.
In dieci anni il tuo paese è rimasto lo stesso che ha disertato i tuoi funerali, ma è anche quello dei nuovi ragazzi, che con passione, ancora viva, danno il loro prezioso contributo alla tua stessa casa, lavorando come volontari.
Noi siamo cambiati in dieci anni, abbiamo maturato l’idea che l’eredità lasciataci è una responsabilità enorme, che deve continuare a vivere sulle nostre gambe, con le nostre voci. Abbiamo portato avanti progetti che hanno aperto quella famosa breccia nel nostro paese, che hai sempre auspicato.
Sono cambiata io; dieci anni fa ero una diciassettenne piena di sogni, assetata delle tue parole, in un’età in cui avevo ancora troppo bisogno del tuo esempio e della tua presenza concreta.
Ora sono madre anche io, nonna. E capisco.
Ho ascoltato per anni i tuoi ricordi, ho sentito sempre vivo il tuo dolore, manifesto con i tuoi abiti neri mai tolti, in trent’anni. Lo hai gridato sussurrandolo, lo hai impresso in queste stanze e lo hai trasformato in forza.
Ma solo adesso, ora che sono madre come lo fosti tu, posso immaginare il peso che ti sei portata addosso e quanta straordinarietà c’è stata nella tua voglia di riscatto, di giustizia.
Solo ora che vedo e so cosa significa crescere e amare un figlio, quella che è diventata la sua e la tua storia, la tua casa, attraverso te, assume un significato immenso. Ora che ho un figlio anche io, vedo con occhi diversi la tua rabbia e il tuo coraggio.
Sebbene la strada sia ancora lunga, a dieci anni dalla tua scomparsa, continuiamo a parlare di te, abbiamo raggiunto obbiettivi inimmaginabili, coinvolto realtà un tempo impensabili.
Adesso non raccontiamo piu solo la storia di Peppino, ma anche la tua storia, quella di una madre che ha sfidato la mafia, che non si è piegata al suo volere e che ha dato voce alle idee di un figlio barbaramente ucciso.
Anche se fosse minimo il contributo che Casa Memoria potrebbe dare alla società civile, alle nuove generazioni, a chiunque, se riuscisse a insinuare nelle coscienza di chi ci ascolta la voglia di cambiare, di non piegarsi, di non arrendersi alle troppe storture che siamo costretti a vivere, significherebbe che ti stiamo rendendo giustizia, che stiamo continuando quel percorso da te iniziato subito dopo la morte di Peppino, quello che lo ha reso, grazie al tuo perseverare, alla tua stoica voglia di lottare, una storia mai dimenticata e che ti ha fatto diventare “mamma Felicia”, madre coraggio e simbolo della lotta contro la mafia e la sopraffazione.
A distanza di dieci anni, nonna, mi manchi allo stesso modo, ma mi piace pensarti col sorriso e con una consapevolezza: hai perso un figlio, ma ne hai trovati migliaia.”
Scritto già pubblicato su www.cinisionline.it
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