DOMENICA 5 MAGGIO alle ore 17.00 presso il Salone Comunale di Cinisi (Municipio), si avvieranno le iniziative del 41° anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato.
Un’apertura dedicata al tema del “Diritto all’informazione e libertà di stampa”, con la presentazione del libro “Un morto ogni tanto” di Paolo Borrometi. Saranno presenti insieme all’autore i giornalisti Sandro Ruotolo e Beppe Giulietti (Presidente della FNSI). Interverranno Maria Antonietta Mangiapane Direttrice Biblioteca comunale di Cinisi ed Umberto Santino del Centro Impastato. L’incontro sarà moderato da Luisa Impastato Presidente dell’ass.ne Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato.
E’ molto importante cominciare queste giornate affrontando il tema della libertà di informazione, con la presenza di giornalisti che svolgono le loro attività di inchiesta senza mai fermarsi anche di fronte a minacce ed attentati subiti da parte della criminalità organizzata, raccontando quotidianamente quello che accade nei territori infestati da cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra e svelando i legami tra mafie e politica. Peppino svolgeva a Cinisi un impegno politico di lotta alla mafia ed anche di controinformazione, che cominciò con la fondazione del giornale l’Idea socialista e raggiunse il suo apice con la fondazione di Radio Aut.
Durante l’incontro Paolo Borrometi, giornalista nato a Modica, dal 2017 Presidente di Articolo21, presenterà il suo libro “Un morto ogni tanto”.
Paolo Borrometi, dal luglio 2013 collabora con l’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) per la provincia di Ragusa, nel settembre dello stesso anno fonda LaSpia.it. In seguito alle notizie pubblicate sul sito riceve minacce dalla criminalità organizzata ragusana e siracusana. Una sua inchiesta giornalistica contribuisce allo scioglimento del comune di Scicli per infiltrazioni mafiose. Nel 2014 viene aggredito da incappucciati. Dall’ agosto 2014, a causa delle continue minacce e dopo l’incendio della porta di casa, vive sotto scorta dei Carabinieri. L’AGI lo trasferisce da Ragusa a Roma. Anche a Roma continua a ricevere minacce di morte. Altre sue inchieste hanno riguardato il commissariamento per mafia di Italgas, il Mercato ortofrutticolo di Vittoria, i trasporti su gomma gestiti dai Casalesi dai Mercati Ortofrutticoli. Denuncia la presenza mafiosa nel sudest siciliano di Cosa Nostra, fino ad un’inchiesta giornalistica sulle “vie della droga dal Porto di Gioia Tauro fino alla provincia di Ragusa”. Dal 2016 pubblica inchieste sulla criminalità mafia siracusana, alcune hanno riguardato i rapporti mafia e politica, come nel caso del Comune di Pachino ed Avola ed altre le piazze di spaccio a Siracusa città.
Un morto ogni tanto, primo libro di Paolo Borrometi, è una denuncia senz’appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta. «Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!» Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali. Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate in questo libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud-orientale. Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio.
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