Di Peppino mi ha sempre sorpreso la forza, quella che lo ha portato a prendere in mano la sua vita e a mettere in atto azioni concrete che lo hanno esposto e messo in pericolo. Delle sue tante vite, giornalista, poeta, attivista, politico, giovane siciliano in “rottura con i padri”, mi affascina di più quella di cui si parla di meno: il Peppino poeta.
Si dice che i poeti sognino a occhi aperti e siano un po’ visionari. In realtà, i poeti hanno la capacità di osservare e scrutare gli angoli più lontani e nascosti. Freud osservò che i poeti, molto tempo prima di lui, avevano già manifestato il dono di poter penetrare lo spazio oscuro dell’inconscio. Credo che sia stata la natura poetica di Peppino a spingerlo a guardare e ad andare oltre, a fargli vedere quella bellezza che ha voluto difendere a costo della vita. Ad animarlo anche nei momenti più difficili. A non smettere mai di combattere accanto ai giovani compagni, ai contadini, ai disoccupati.
Nel suo libro “La poesia salva la vita”, la poetessa, narratrice e saggista, Donatella Bisutti, dice: “Fare poesia non significa sognare ad occhi aperti: è anche un modo di “fare politica” nel senso migliore. I versi dei poeti hanno sempre incoraggiato gli uomini e li hanno sostenuti nella lotta. Hanno dato loro qualcosa di molto importante senza la quale non si può fare nulla: quella fiamma nel cuore, che viene dalla convinzione di essere nel giusto e dalla fede di riuscire. La poesia ci aiuta a essere liberi”.
Forse la poesia non ha salvato la vita di Peppino Impastato, ma gli ha permesso di essere libero, di imparare cosa era giusto fare, di rifiutare la schiavitù delle logiche mafiose e di “contagiare di libertà” tante altre persone.
Spesso mi domando cosa farebbe Peppino davanti a un paese che appare allo sfascio, corroso e corrotto ancora più di prima.
Credo che continuerebbe a guardare oltre, a seguire “la rotta dei poeti”. Un percorso invisibile agli occhi di molti, ma che costituisce la base fondante, essenziale ed esistenziale del mondo. Sono diversi a camminare lungo queste rotte, in silenzio.
Questa rubrica ha l’intento di scoprire i versi di questi cantori “dal basso”, di raccontare le storie di non rassegnazione, di entrare nel quotidiano di coloro che, giorno per giorno, tentano di costruire una società migliore.
Perché – citando sempre la Bisutti – in una società che tiene sempre più conto dell’utile, “l’inutilità” della poesia appare sempre più indispensabile.
Non ci rimane che far nascere poeti. O farli rivivere… Perché in fondo, in fondo, oltre la cantina buia, tutti siamo un po’ poeti…
Mimma Scigliano
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