Sabato 13 Luglio alle ore 21.30, proietteremo “I miei sette padri”, il docufilm di Liviana Davì che racconta i fratelli Cervi attraverso lo sguardo dell’erede Adelmo che sarà presente all’iniziativa. L’evento si svolgerà presso l’Ecovillaggio Fiori di Campo, sito a Cinisi (traversa di Via Sandro Pertini).
Il docufilm racconta l’eredità dei sette fratelli antifascisti reggiani attraverso lo sguardo di Adelmo, figlio di Aldo, caduto nella rappresaglia del 28 dicembre 1943. Il film si intitola I miei sette padri ed è stato realizzato dalla regista Liviana Davì e sostenuto dallafilm commission della Regione Emilia-Romagna e da un crowdfunding che ha coinvolto più di 600 realtà antifasciste.
La famiglia Cervi e le voci dei familiari sono al centro di questo film, che vuole ripercorrere la straordinaria e tragica vicenda dei sette fratelli antifascisti attraverso le testimonianze e la memoria dei familiari innanzitutto. Grazie a loro, il film si è arricchito di preziosi materiali inediti come le pellicole 8 mm girate da Mario Cervi (figlio di Agostino Cervi e cugino di Adelmo) da lui girate negli anni ’80 a Casa Cervi. Tutta la sceneggiatura è basata sul libro scritto da Adelmo Cervi insieme a Giovanni Zucca, da cui sono tratte le letture di alcuni passi presenti nel docufilm. La pellicola è impreziosita da alcune testimonianze inedite della famiglia Cervi. Grazie all’Istituto Cervi è stato possibile utilizzare foto, documenti e archivi della famiglia Cervi e il film di Gianni Puccini I sette fratelli Cervi di cui l’Istituto detiene i diritti; l’Archivio Aamod ha inoltre concesso l’utilizzo del film Papà Cervi di Franco Cigarini (1969) e grazie alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia è stato possibile inserire un’intervista audio inedita ad Alcide Cervi, il padre dei sette fratelli, come parte di un racconto corale familiare.
La vicenda dei fratelli Cervi
La mattina del 28 dicembre 1943 al Poligono di Tiro di Reggio Emilia, i fratelli Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi insieme a Quarto Camurri, compagno di lotta di Guastalla, vengono fucilati e frettolosamente sepolti da uno squadrone fascita per rappresaglia ordinata dai maggiorenti della RSI reggiana, in risposta all’attentato mortale a Davide Onfiani a Bagnolo. L’evento rappresenta uno dei primi veri faccia a faccia tra partigiani e fascisti a Reggio Emilia: nei Cervi i repubblichini riconoscono un nemico organizzato, il primo di cui hanno raccolto tracce. Per i fascisti i sette fratelli sono la “banda Cervi”, un nucleo di ribelli sediziosi e comunisti. Hanno imbracciato le armi dopo l’8 settembre e fatto della loro casa un rifugio per fuggiaschi e resistenti di ogni nazionalità. Per questo il 25 novembre del 1943, un mese prima dell’eccidio, un plotone di militi della Guardia Nazionale Repubblicana circonda la casa della famiglia Cervi e dà fuoco alla stalla e al fienile, determinando la resa degli antifascisti e l’arresto di Alcide papà Cervi, dei sette fratelli maschi e degli altri compagni di lotta che in quel momento si trovavano nella casa.
Adelmo Cervi e il documentario I miei sette padri
Adelmo Cervi, figlio di Aldo Cervi e Verina Castagnetti, aveva appena quattro mesi quando il suo papà fu fucilato dai fascisti. Adelmo è un uomo inquieto, un antifascista militante che da anni svolge attività politica contro le ingiustizie. I sette fratelli Cervi sono un mito della Resistenza e Adelmo ha avuto a che fare con quel mito per tutta la vita. Ma chi erano, davvero, i Cervi? È questa la domanda che guida la ricerca di Adelmo, un viaggio a ritroso per trovare suo padre Aldo, per spogliarlo del mito e scoprire l’uomo che combatteva la dittatura, ma che aveva anche una vita segnata dal lavoro, dagli affetti, dalle speranze. Quello di Adelmo è quindi un viaggio segnato da un doppio sguardo: da un lato quello di un bambino che insegue un uomo che non c’è più, tra frammenti di terra e schegge di memoria, per capire chi era; e dall’altro, quello di Adelmo adulto, che ritrova nel proprio impegno politico e sociale il segno, inevitabile, della presenza di quel padre perduto.
La regista: Liviana Davì
Liviana Davì ha iniziato a lavorare come filmmaker a Berlino per lo Studio di produzione Kitsune, la web TV Flux FM ed altre società. Giunta a Bologna nel 2011 ha cofondato l’associazione Fufilm per la realizzazione di audiovisivi e l’associazione Kinodromo per la diffusione del cinema indipendente. Dal 2012 al 2018 ha lavorato per l’Istituto Alcide Cervi. Nel 2022 ho fondato l’Associazione Grabinski Point per la realizzazione di progetti artistici e culturali, in particolare in ambito audiovisivo. Tra le sue ultime produzioni come regista, direttrice della fotografia e/o montatrice Freakscene – The Story of Dinosaur Jr. (2020, regia di Philipp Reichenheim, 82’, German/English), L’esposizione del lenzuolo (2014, 11’, documentario, ITA).
I partner
Produzione GRABINSKI POINT APS con il sostegno di Emilia-Romagna Film commission, in collaborazione con Mediavision di Jeres Fochi e POPCult in collaborazione con Istituto Alcide Cervi, Amood – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Archivio Franco Cigarini – Biblioteca Panizzi – Comune di Reggio Emilia, Istoreco Reggio Emilia con il contributo di OLTRE 600 ASSOCIAZIONI, GRUPPI, ISTITUZIONI, COMPAGNE E COMPAGNI ANTIFASCISTI