Sulla riapertura dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sull’assassinio di Peppino Impastato
Abbiamo appreso dalla stampa che il Gip del Tribunale di Palermo Maria Pino ha deciso di non archiviare l’inchiesta sul depistaggio delle indagini per l’assassinio di Peppino Impastato. Il 23 maggio del 2011, il Centro Impastato ha inviato una lettera alla Procura di Palermo che aveva riaperto le indagini, in cui sottolineava che bisognava partire da due punti fermi: le condanne dei mandanti dell’omicidio, Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, rispettivamente del 5 marzo 2001 e dell’11 aprile 2002, e la relazione della Commissione parlamentare antimafia, del dicembre 2000, sul depistaggio delle indagini, che individuava i principali responsabili: il procuratore capo del tempo, Gaetano Martorana, e l’allora maggiore dei carabinieri Antonio Subranni. Il 31 agosto la lettera è stata consegnata ai magistrati Antonio Ingroia e Francesco Del Bene, quando il presidente del Centro, Umberto Santino, è stato ascoltato come persona informata dei fatti. La lettera è stata pubblicata nella terza edizione del volume Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, stampata nel 2012. Successivamente all’archiviazione delle indagini per prescrizione, nel novembre 2012, un comunicato stampa del Centro ribadiva quanto già sostenuto nella lettera e così proseguiva: “Purtroppo i depistatori non sono stati puniti. Li ha salvati la prescrizione e ci chiediamo se essa debba valere anche quando si tratta di favorire degli assassini”. Apprendiamo pertanto con soddisfazione la notizia della decisione del magistrato di non archiviare le indagini, ma né i familiari, nella persona di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, anche lui ascoltato dai magistrati, né il Centro, nella persona del suo legale rappresentante, hanno ricevuto comunicazione della decisione del Gip. Ci auguriamo che l’azione della magistratura possa proseguire, nonostante il grave ritardo in cui sono ricominciate le indagini. Ci chiediamo inoltre che fine hano fatto le carte sequestrate dai carabinieri subito dopo il delitto e di cui non abbiamo avuto più notizia. Ribadiamo che l’esito positivo dei processi ai mandanti e del lavoro della Commissione parlamentare antimafia si debbono certo all’impegno di alcuni magistrati e di alcuni parlamentari, ma sono soprattutto il frutto all’attività incessante svolta dai familiari di Peppino, dalla madre Felicia e dal fratello Giovanni, che ruppero con la parentela mafiosa, da alcuni compagni di militanza di Peppino e dal Centro siciliano di documentazione, sorto già nel 1977 e successivamente intitolato a Peppino Impastato per la radicalità del suo impegno antimafia e per la sua provenienza da una famiglia mafiosa, che ne fa un caso unico nella lunga storia delle lotte contro la mafia.
Umberto Santno, Presidente del Centro Impastato
Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato
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