La Rotta dei poeti racconta il progetto di alcuni ragazzi e ragazze di Vicenza che hanno scelto di attivarsi per far conoscere il contesto dei profughi siriani e iracheni in Giordania
Ripartire “Non Dalla Guerra”. E’ un “No” deciso, entusiasta, colmo di speranza quello di questi giovanissimi che mi ritrovo davanti.
Uno di loro l’ho conosciuto due anni fa, in un campo anti – mafia, proprio a Cinisi. Si chiama Tobia e scrive canzoni. Canzoni che inneggiano alla pace, alla libertà, alla giustizia, alla verità.
Giovanni, Tommaso, Massimiliano, Matteo, Enrico, Davide, Chiara… Sono solo alcuni dei nomi di questi ragazzi tra i 18 e i 25 anni che nella provincia di Vicenza hanno dato vita al progetto “Non Dalla Guerra”.
Tutto è nato spontaneamente, nell’estate del 2014, dopo il primo viaggio in Giordania di Giovanni e Tommaso, i fondatori del progetto. Ad Al Mafraq, nel nord del paese, a 20 km dal confine siriano e a dieci chilometri dallo Zaatari Camp, il più grande campo profughi al mondo dopo quello di Dadaab in Kenya, che ospita 90 mila siriani. Un’altra meta è stata Madaba, 35 km a sud ovest della capitale Amman, una città che negli ultimi anni ha accolto molti profughi iracheni.
Nel 2015 Giovanni e Tommaso si sono portati dietro altri compagni e compagne, oggi sono in trenta a credere e ad attivarsi per questo progetto che ha l’obiettivo di far conoscere alle realtà quotidiane di questi giovani il contesto della guerra e la situazione dei profughi in Giordania.
Sono tutte scelte spontanee quelle che seguono i viaggi. “Dopo aver visto – raccontano – non si può tonare alla propria vita e far finta di niente. E’ importante calarsi nei panni dell’altro e pensare a cosa si può fare per rendere il mondo migliore”.
Ognuno mette a disposizione quello che ha e quello che sa fare, come Matteo, che cura il sito, i social network e il blog dei racconti legati ai viaggi. Laggiù, in Giordania, insieme ai suoi compagni, di storie ne ha sentite molte. Storie che appaiono così lontane, ma che entrano nel cuore e creano vicinanza. E allora ritorna quella inevitabile conseguenza di mettersi nei panni dell’altro: “noi siamo stati solo più fortunati, ma potremmo essere noi quel ragazzo che cade sotto le bombe, quella donna che perde il marito una mattina qualunque per un colpo diretto alla testa o quelle migliaia di profughi che arrivano con i barconi sulle rive del nostro Mediterraneo”.
E’ una responsabilità poco comune, forse anche nei più adulti, quella che vedo negli occhi di questi ragazzi, che hanno deciso di sensibilizzare, soprattutto ragazzi e ragazze come loro, portando le loro testimonianze nelle scuole, mostrando documentazioni fotografiche, attivando percorsi legati al tema della non violenza, raccogliendo fondi tra i giovani per i progetti di scolarizzazione in Giordania… Una strada un po’ difficoltosa, ma il loro pensiero è che il cambiamento debba partire dai luoghi educativi e culturali.
C’è bisogno di ricostruire. C’è bisogno di ripartire…
Ripartire dai valori della pace e della fratellanza, dall’istruzione… ma “Non Dalla Guerra”.
Perché la lotta è anche pace – sottolinea Tobia – la lotta per i diritti, per l’uguaglianza a favore di tutte le persone che questi diritti li hanno persi. La forza della loro voce è l’arma non violenta di questi ragazzi e ragazze – ci tiene a precisare Massimiliano.
Dai loro viaggi, dai volti, dalle storie, dai vissuti hanno capito che la libertà non è scontata e che i muri, le guerre, le bombe sono a un passo da persone che come noi – ricorda Matteo in uno dei suoi post – hanno un sogno nel cassetto, uno scopo…
Ecco perché risvegliare le coscienze è diventata la missione di questi giovani con la poesia nel cuore e la bellezza negli occhi.
Mimma Scigliano
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