La storia di Saman mi fa pensare alla condizione in cui vivevano le ragazze negli anni ’60, soprattutto al sud, vittime di una società chiusa ed ottusa che chiedeva ubbidienza e sottomissione, ragazze che venivano lasciate appositamente ignoranti, con l’unica prospettiva del matrimonio come unico scopo della vita, possibilmente prima dei diciotto anni, con qualcuno che piaceva molto alla famiglia e spesso anche combinato. Sono stati necessari anni di lotte, di presa di coscienza, perché le donne per prime acquisissero consapevolezza e decidessero di liberarsi da questi vincoli. Il mondo in cui ha vissuto Saman è il mondo patriarcale del padre padrone, un mondo circondato da una parentela ancora più oppressiva che a sua volta richiede al padre obbedienza, tutti quanti alla fine sono vittime ed artefici di un sistema di pensiero chiuso ed oppressivo che rende ciechi ed insensibili, tanto da arrivare a punire con la morte qualunque trasgressione. Questo mondo ci ricorda il mondo della mafia, dove le trasgressioni sono punite con la morte, anche se si tratta di parenti intimi, un mondo dominato dal padre padrone a cui si deve ubbidienza cieca. Il mondo dell’oppressione è uguale dappertutto, la prepotenza e la violenza sono uguali dappertutto, il padre padrone vuole dominare e vincere, incurante della libertà e dei desideri delle persone. La storia di Saman ci ha fatto fare un salto indietro di più di mezzo secolo, ripresentando una cultura che nel nostro mondo occidentale consideravamo superata. La storia di Saman ci ricorda che l’incontro delle culture dovrebbe diventare apertura, conoscenza, tolleranza e non chiusura e ostilità ed invece ci sta mettendo di fronte ad una realtà spesso ignorata, quella di tante ragazze straniere costrette a vivere nel mondo occidentale con mentalità chiuse e retrograde dei paesi di provenienza, costrette all’ubbidienza ed alla sottomissione quando il mondo che le circonda è tutt’altro. La storia di Saman ci ricorda il nostro passato e ci mette di fronte ad un presente che non possiamo ignorare.
Denunciare non basta, occorre favorire processi di integrazione interculturale, per permettere a queste nuove generazioni che vivono in mondi diversi da quello di provenienza di adattarsi alle nuove realtà. La storia di Saman ci ricorda che il modello del padre padrone è tra noi e che le donne sono sempre in pericolo di fronte a chi è pronto a sacrificarle per affermare il proprio dominio.
Maria Concetta Biundo
Collettivo femminile/femminista Cinisi 1976
foto da internet