Da alcuni giorni assistiamo al dibattito seguito allo sconcertante video di Beppe Grillo.
Come prima cosa vogliamo dare la nostra solidarietà e vicinanza alla giovane donna che, da quando è uscito il video, si trova al centro di tutto questo, costretta ad ascoltare i giudizi pubblici di un uomo molto noto e potente che, per discolpare il figlio accusato insieme agli amici di stupro di gruppo, la fa passare da colpevole, secondo un classico copione maschilista.
Abbiamo letto che molti, in quanto genitori, solidarizzano e comprendono il “padre ferito”. Noi non comprendiamo invece il gesto di questo padre, la scelta di usare il proprio potere mediatico e anche politico che potrebbe essere interpretato come un tentativo di condizionamento della giustizia e non condividiamo le parole che ha urlato nel video. Riteniamo che un padre, che in questo caso è anche un personaggio pubblico, soprattutto in situazioni così delicate come questa, debba dare il giusto esempio ai propri figli, debba insegnare valori, tra cui imparare ad assumersi le proprie responsabilità e rispettare la Giustizia che deve fare il suo corso tramite indagini e processi e non scorciatoie di alcun tipo, sfruttando potere, denaro e notorietà.
Noi confidiamo nella Giustizia, auspichiamo che questa farà chiarezza, al contempo condanniamo i processi mediatici, urlati e fatti nelle piazze (anche virtuali).
Vogliamo anche cogliere l’occasione per ribadire con forza che le vittime di stupro debbano essere libere di denunciare quando vogliono, consapevoli di quanto uno stupro provochi uno smisurato dolore fisico e psicologico che nessuno può giudicare, se non chi lo subisce; il non aver denunciato lo stesso giorno o aver reagito tentando di condurre una vita “normale” non prova nulla, ogni persona vive un evento drammatico e devastante a modo proprio. Sappiamo che proprio la paura di essere considerata “consenziente”, di essere giudicata e additata come “una che se l’è cercata”, che ha “provocato”, spinge spesso le donne a non denunciare affatto, per non rischiare di diventare una doppia vittima, dello stupro e della colpevolizzazione da parte di una società ancora maschilista e patriarcale.
Spesso sentiamo dire che i genitori (e le altre agenzie educative) dovrebbero insegnare alle ragazze “come comportarsi” per difendersi o prevenire uno stupro (come vestirsi, a che ora rincasare, in che luoghi andare), come se fossero i comportamenti delle ragazze a causare la violenza sessuale, o se l’abbigliamento o altro giustificassero un atto violento, riteniamo invece che sarebbe più importante ed efficace se i genitori (o coloro a cui spetta il ruolo di educare le giovani generazioni) impartissero ai figli maschi un’educazione sentimentale e sessuale, che miri al rispetto, alla non violenza, alla sessualità come atto libero, consensuale, e condiviso (nel totale stato di parità e nella piena capacità di scegliere) e perché no, all’amore.
Concludiamo ribadendo la solidarietà alla giovane donna che in questo momento è stritolata in un sistema mediatico e politico che la usa per un gioco più grande di lei, ci auguriamo che finalmente abbia il rispetto che merita. Contemporaneamente diamo la nostra vicinanza a tutte le vittime di stupro, quelle che hanno avuto il coraggio di denunciare ed anche quelle che per paura dello stigma sociale non ce l’hanno fatta, con la speranza che un cambiamento culturale crei una società che rifiuti ogni forma di sopraffazione e che si fondi su relazioni basate sul rispetto, sulla libertà e sull’armonia.
Casa Memoria Impastato